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Cina: il 90% della popolazione è miope

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cina e miopia

Nei Paesi orientali, la difficoltà a vederci da lontano si sta diffondendo in modo esponenziale. Non si tratta di un’epidemia circoscritta, anche se in Asia è più grave: in Occidente l’incidenza nelle nuove generazioni è raddoppiata (e certo non è in calo tra gli adulti). La ricerca ha però finalmente individuato le cause di questo difetto, tanto che oggi non solo è possibile curarlo, ma anche prevenirlo.

L’Estremo Oriente – Shangai, Singapore, Hong Kong e Corea – si colloca regolarmente al top delle valutazioni dei sistemi educativi di 65 nazioni compiute dal programma Pisa-Ocse. Gli straordinari risultati scolastici dei bambini asiatici non sono dovuti a particolari caratteristiche del sistema educativo; le ragioni sono altre. Spinti dalla pressione ad eccellere, i ragazzi dell’Asia Orientale trascorrono sui libri fino a 14 ore al giorno contro le 5-6 ore degli studenti occidentali. Il risultato? L’ondata di miopia, appunto. Sessant’anni fa i cinesi miopi erano il 10-20% della popolazione, oggi sono il 90%. E a Seul sono miopi il 96,6% degli adolescenti.

Anche se non altrettanto drammatico, anche in Occidente si registra un aumento di giovani miopi, sia negli Stati Uniti che in Europa. Negli anni  70 del secolo scorso era miope il 25% della popolazione statunitense, oggi lo è il 40%. L’Italia non fa eccezione: 40 anni fa era miope il 13% degli italiani sotto i 30 anni, oggi il 25-30%: quindici milioni di italiani.

Una decina di anni fa due oculisti australiani, Katryn Rose dell’University of Sidney e Ian Morgan dell’University of Camberra, hanno selezionato 2.367 studenti dodicenni di Sidney: li hanno sottoposti a visita oculistica e ad un questionario sulle loro attività diurne, tralasciando il tempo trascorso sui libri. Il tasso più basso di miopia era associato al numero maggiore di ore trascorse all’aperto, mentre il tasso più elevato si ritrovava fra i bambini che trascorrevano meno tempo fuori casa. Lo studio fu pubblicato nel 2008 sulla rivista scientifica Ophtalmology e da allora tutti quelli successivi hanno continuato a confermare che maggiore è la durata della permanenza all’aria aperta e minore è il rischio di sviluppare la miopia. La luce, quindi, ha un effetto protettivo contro la miopia. Ma quanta ce ne vuole?

L’unità di misura dell’illuminamento è il lux che equivale alla luminosità di una candela a 3 metri di distanza. Morgan calcola che, per proteggerli dalla miopia, i bambini debbano restare all’aperto almeno 3 ore al giorno esposti a una luminosità di 10mila lux, misurati all’ombra di un albero in una giornata estiva di sole brillante indossando occhiali scuri.

E se non si riesce a curare in tempo la miopia infantile? Nell’adolescenza, per rallentare l’evoluzione del difetto, si possono indossare le lenti rigide per ortocheratologia: si portano di notte e modificano la curvatura della cornea riducendo la miopia diurna. Dopo i 25 anni si può ricorrere alla chirurgia refrattiva per correggere il difetto definitivamente. Complicanze gravi possono essere infezioni, ulcere della cornea, aumento della pressione intraoculare e glaucoma. Di queste terapie, tuttavia, non si conoscono ancora i risultati a lungo termine. Meglio prevenire.

 

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